Villa Mafalda

Una vecchia villa sulla scogliera, isolata e spazzata dal vento dell’oceano. Una pensione vecchio stile, dove vari personaggi si ritrovano per un periodo di vacanza e dove accadrà un mistero da risolvere.

 

L’arrivo dei primi ospiti

L’automobile correva veloce su quelle strade di campagna terrose, sollevando dietro di sé una nuvola di polvere. Sulla destra filari di viti si susseguivano intervallati da qualche pino marittimo e alte conifere, mentre dall’altro lato rumoreggiava il mare in burrasca. Dopo una curva all’improvviso apparve: la villa antica che sarebbe stata la loro casa per le prossime tre settimane. Una vacanza che i Brigton si regalavano ogni anno, lasciando la fredda e umida Inghilterra per il caldo e luminoso mediterraneo. Elisabeth sorrise nel vederla apparire, e strinse la mano del marito, che le sorrise di rimando.

Arrivati davanti alla villa vennero accolti dai proprietari, i due anziani coniugi Amedeo e Clotilde, sempre molto gentili e premurosi. Anche per loro i due inglesi avevano continuato a frequentare quel luogo, non amavano la confusione e trovavano gli italiani in generale troppo rumorosi, mentre questa coppia aveva il savoir faire tipico anglosassone a cui erano abituati.

Li accolsero infatti con un grande sorriso non appena scesero dalla vettura, noleggiata all’aeroporto di Roma, e mentre Amedeo con il garzone, accorso sollecito ad un suo cenno, toglievano le valigie dal cofano, Clotilde già si avviava all’interno prendendo sotto braccio Elisabeth e chiedendo ragguagli sull’anno appena trascorso dalla loro ultima venuta. John, il marito, si informò invece sugli altri ospiti che avrebbero condiviso con loro il soggiorno.

Dalla loro camera, la più grande e la più bella della vecchia villa, si poteva godere una magnifica vista del mare e della costa in lontananza, punteggiata di case arrampicate sulla scogliera. Un piccolo terrazzino permetteva loro di godere della desiderata privacy, se non avessero voglia di condividere dei momenti con altri ospiti. In alternativa potevano sempre scendere nella magnifica loggia coperta, che permetteva di soggiornare all’aperto anche in caso di pioggia o tempo uggioso. Che si sperava non ci sarebbe stato, perlomeno in quelle poche settimane che si concedevano ogni anno.

Giunta la sera i due coniugi, cambiatesi d’abito dopo essersi riposati e rinfrescati, scesero nel salone trasformato nella sala ristorante. Pochi tavoli, un paio di questi già occupati, Amedeo accompagnandoli a quello a loro destinato – il più bello accanto ad una ampia vetrata – si fermò a fare le presentazioni.

“La signorina Barbara Sforza” disse presentando una bella donna, non più giovanissima ma ancora molto piacente, elegante nell’abbigliamento ricercato ma che lasciava intravvedere dei tratti un po’ volgari ed eccessivi.

“Viene da Milano, e ha lavorato anche nel cinema, non è vero signorina?” aggiunse ammiccando.
“Sì è vero, – ammise lei con falsa modestia – ma era solo una particina. Mi sarebbe piaciuto anche fare del teatro, ma sapte com’è, la vita non sempre va come si desidera.”
“Non faccia la modesta!” intervenne l’uomo grasso e un po’ laido che sedeva al tavolo nell’angolo.
“Vi presento il signor Marino Pintone” subito lo presentò Amedeo.
L’uomo era quasi del tutto calvo, obeso, vestito con un completo marrone che la signora Elisabeth giudicò assai poco elegante, ritenendo il marrone un “non-colore” assolutamente da non utilizzare. Mangiava a quattro palmenti, dando l’impressione di gustare veramente il cibo che trangugiava. L’impressione totale era piuttosto disgustosa.

Con un breve cenno del capo i due inglese salutarono e si presentarono, dopo di che si accomodarono al loro tavolo, fortunatamente ben lontano da quello dov’era seduto l’uomo. Avevano entrambi delle riserve, e non avevo bisogno di raccontarselo a voce, bastava lo sguardo che si erano scambiati quando era stato loro presentato. Lo ritenevano il classico esemplare di uomo volgare, sporco, dozzinale, forse anche losco dal quale stare bene alla larga.
Al contrario la signorina Barbara aveva ben colpito l’immaginazione del pacifico John, che le lanciava lunghi sguardi di sottecchi, certo di non essere visto dalla moglie. Che invece l’aveva notato eccome, solo che da signora qual era – o quale riteneva di essere – non voleva redarguire il marito in pubblico ma aspettare di essere tornati in camera per farlo. Non che temesse chissà quale tradimento, ormai con gli anni si sentiva al sicuro da “certe cose”, ma la infastidiva che gli altri pensassero di suo marito che fosse un marpione, uno che correva dietro a tutte le sottane. Perché proprio non lo era, certo che no! Era stato un buon marito, si era sempre comportato bene con lei e con i loro due figli, affettuoso e premuroso, lavoratore indefesso non aveva fatto mancare nulla alla sua famiglia.

Invece quel signor Pintone proprio non le piaceva… avrebbe dovuto stare in guarda e tenerlo d’occhio. Soprattutto tenerlo bene a distanza.

 

Altri ospiti e vecchie conoscenze

La mattina seguente la giornata si presentava al mondo in tutto il suo splendore. Il mare, che il giorno prima era ancora un po’ burrascoso in seguito ad una tempesta, quel mattino era calmo e luccicante, e trasmetteva una sensazione di pace. I coniugi Brigton decisero che avrebbero trascorso la mattinata in piscina, leggendo e riposando, ed Elisabeth avrebbe fatto anche una bella nuotata.

La villa si ergeva sulla punta di una scogliera, e una lunga scalinata la collegava ad una piccola spiaggetta privata. A metà della scalinata i proprietari avevano fatto costruire la piscina, che si affacciava sul mare come una terrazza. Quando si era dentro l’acqua e si guardava l’orizzonte, non si vedeva altro che il blu dell’acqua e del cielo. Un luogo magnifico, solitario e appartato, proprio di gradimento degli ospiti della villa che desideravano privacy e tranquillità.

Poco dopo il loro arrivo in piscina, li raggiunge la signorina Barbara, splendida in un bikini rosso fuoco. Il signor Brigton non nascondeva di esserne attratto, ed Elisabeth pur se infastidita cercava di non darlo a vedere, anzi salutò cordialmente la signorina Barbara e si mise a chiacchierare con lei. Da tempo aveva fatto suo il motto che se non puoi battere i tuoi nemici meglio farteli amici.

Mentre le due donne chiacchieravano sulle sdraio a poca distanza una dall’altra, e John fingeva di leggere il suo romanzo dal quale poteva occhieggiare senza essere visto (o almeno lui credeva) la bella Barbara, sentirono qualcuno avvicinarsi dalla scalinata. Era un giovane, alto e moro, slanciato e con un fisico da adone. Si vedeva che frequentava le palestre, ma senza esagerare, i muscoli tesi e lisci, abbronzato, con un costume che nascondeva ben poco del suo magnifico corpo.
Si avvicinò agli altri ospiti e si presentò: “Bastia Daniele, piacere di conoscervi bella gente.”
“Anche lei qui in vacanza?” chiese Elisabeth dopo essersi presentata con il marito.
“Esatto signora, mi piace molto questa villa, così demodé”.
E si sdraiò su un lettino proprio accanto a quello di Barbara. “E lei che fa di bello, splendore?”
“Mi abbronzo, non lo vede?” rispose lei un po’ piccata per come era stata interpellata. Al suo apparire il giovanotto l’aveva colpita, non poteva negarlo, ma appena lui aveva aperto bocca si era sentita delusa. Lo giudicò egocentrico, il classico macho che crede di avere tutte le donne ai suoi piedi solo perché bello e aitante. Decise subito di tenerlo a distanza. Così si alzò e senza por tempo di mezzo si buttò in acqua. Elisabeth a quel punto decise di seguirla, e lasciò i due uomini a fare conoscenza reciproca.

Più tardi tutti e quattro tornarono nelle proprie camere per cambiarsi e ritrovarsi nella sala da pranzo. Qui trovarono una nuova coppia seduta ad un tavolo all’angolo. Subito Amedeo accorse e presentò i nuovi ospiti.

“Avete già conosciuto Daniele, ho visto. Loro invece sono i signori Tritone, Bianca e Massimo. Vengono da Torino, ed è la prima volta che vengono nostri ospiti, nevvero?”
“Sì è così” – rispose il signor Tritone – “volevamo provare qualcosa di nuovo. Speriamo di non restare delusi.”
Il suo tono non era per niente piacevole, e lasciava sottintendere una persona difficile da trattare, esigente e un po’ “rompiscatole”, per dirla tutta.
Infatti durante tutto il pranzo sollecitò più volte il povero Amedeo che dovette correre avanti e indietro dalle cucine per accontentarlo. La pasta era troppo cotta, adesso lo era troppo poco, la carne troppo salata, le verdure poco condite… Insomma, non andava bene proprio niente!

All’altro tavolo Pintone mangiava a quattro palmenti come suo solito, a lui andava bene tutto e sembra gradire assai il cibo che Amedeo portava in tavola. Anche Daniele mangiava con gusto, e tentava di intavolare una conversazione con la bella Barbara, seduta a poca distanza, me le sue parole cadevano nel vuoto. Lei sembrava pensierosa, piluccava distrattamente il cibo, ed era pallida e tesa.
Era sbiancata quando entrando nella sala da pranzo aveva visto seduti i coniugi Tritone. Lui le riportava alla mente un periodo del suo passato che non voleva ricordare, e sperava che lui non l’avesse riconosciuta. Ma dagli sguardi che lui le lanciava di tanto in tanto ne dubitava, e temeva cosa sarebbe potuto succedere. Era indecisa se interrompere il suo soggiorno e ripartire o sperare che nulla accedesse continuando a fingere di non averlo riconosciuto e nel caso negare decisamente.

Terminato che ebbero di pranzare i coniugi Brigton si recarono in camera per riposare. Nel pomeriggio intendevano fare un giro nel paese vicino, vedere un po’ di negozi, prendere un aperitivo in riva al mare, vacanza insomma. Anche Barbara si recò nella sua camera, per sfuggire ai tentativi di seduzione di Daniele e agli sguardi del signor Tritone, al pericolo di incontrarlo troppo da vicino. Il signor Pintone invece sparì non si sa dove, e i nuovi ospiti si recarono sulla veranda per prendere il caffè e fumare.

 

Il passato che ritorna

La sera era tiepida e senza vento, il mare tranquillo sciabordava ai piedi della scogliera, e il cielo aveva raggiunto quella tonalità indefinibile che segue il tramonto del sole e precedere il buio della notte. Gli ospiti della villa dopo aver cenato si erano sparsi qua e là, chi come i coniugi Brighton e Barbara sulla veranda per godersi un sigaro e il fresco della serata, chi come i Tritone e Pintone nella saletta con televisione per seguire il telegiornale, non riuscendo a restare lontano dal mondo a lungo. Nel tardo pomeriggio Barbara ed Elisabeth accompagnate da John si erano concesse un giro per le varie boutique del centro storico del paese, seguito dall’aperitivo gustato in un bar in riva al mare. Barbara aveva fatto di tutto per stare lontana dalla coppia Tritone, temeva che prima o poi ci sarebbe stato un confronto fra di loro, e la compagnia di Elisabeth la metteva un po’ al riparo da quel rischio. Rientrando alla villa avevano incrociato Pintone, che evidentemente aveva anche lui scelto una passeggiata in paese nel pomeriggio, mentre Daniele era rimasto ad abbronzarsi a bordo piscina.

Ora si era avvicinato a Barbara e alla coppia inglese, cercando evidentemente compagnia. Malgrado i suoi modi un poco rozzi non era una cattiva persona, e dopo un po’ la conversazione aveva preso una piega leggera e divertente. Daniele raccontava delle sue avventure in palestra, descrivendo i vari tipi che la frequentavano con arguzia e ironia, facendo ridere di cuore le due donne.

“Anche Pintone avrebbe bisogno di andare un po’ in palestra, non trovate?” disse sottovoce quando l’interpellato fece la sua apparizione sulla veranda. “Allora Pintone, che è successo oggi nel mondo? Ce lo racconta?

“Buonasera bella gente, mah niente di speciale, le solite litigate al governo, i soliti sproloqui di quel tale in America che crede di comandare tutto il mondo, le solte cose insomma!” rispose lui accomodandosi e accendendosi un sigaro.

In quel mentre apparvero sulla veranda anche i coniugi Tritone, e salutando tutti lui si rivolse a Barbara chiedendole “Ma noi ci siamo già conosciuti per caso? Lei ha un viso che mi è famigliare…”

“Non credo proprio sa, a me lei non dice nulla” rispose brusca lei. “E ora scusatemi, ma sono stanca e preferisco ritirarmi. Buonanotte a tutti.” E così dicendo si alzò dirigendosi verso l’interno della villa.

“Scusatemi ho scordato le sigarette nella sala tv” aggiunse a quel punto lui “torno subito.”
Corse dentro e salì le scale cercando di raggiungere Barbara, che stava per entrare nella sua camera.

“Adesso non puoi negare però, mia cara. Sono sicuro che sei tu, ti ho riconosciuta subito!” Quasi l’aggredì con le sue parole sibilate facendola sussultare. Si girò terrea in volto.
“Per carità, non dire nulla. Nessuno qui sa del mio passato. E poi è passato tanto tempo!”
“Se vuoi che stia zitto fammi entrare…”
“No, assolutamente no. Non sono più quella di allora.”
“Non raccontarmi storie, lo so che le persone non cambiano, e poi ti piaceva eh… non dire di no!”

La prese per un braccio e cercava di spingerla all’interno della camera. Barbara faceva resistenza, ma non era forte quanto lui e stava per farsi sopraffare. In quel mentre sentirono salire qualcuno per le scale, era Clotilde, la proprietaria della villa.

“Buonasera, come va? Tutto bene? Signor Tritone vero? è tutto a posto?” chiese sollecita, senza immaginare che il suo arrivo aveva salvato Barbara dall’aggressione di Massimo. Il quale l’aveva immediatamente lasciata libera, e lei si era affrettata ad entrare e chiudere ben bene a chiave la porta.

Poco più tardi sentì un fruscio e ancora spaventata guardando verso la porta vide un biglietto che veniva infilato sotto di essa. Raccolto lo aprì, e lesse: Se non vuoi che racconti a tutti chi sei, domani pomeriggio alle 14 quando mia moglie va a riposare aprimi la porta e fammi entrare!

Lesse e rilesse quelle parole, era proprio quello che temeva. Il suo passato l’aveva raggiunta, e ora non sapeva come potergli sfuggire nuovamente. Era successo tanto tempo fa, quando giovane studentessa si era trasferita a Torino per studiare all’Università. Doveva pagarsi gli studi, la camera in affitto, i suoi non erano ricchi e faticavano a mandarle dei soldi. Malgrado le sue economie, i pasti precari, i libri fotocopiati dai compagni, i soldi non bastavano mai. Poi un giorno una compagna di studi le aveva suggerito un modo per guadagnare qualcosa e vivere un po’ meglio. “Fai come me, fidati. Basta un annuncio sul giornale, ti trovi un hotel dove nessuno ti conosce e la cosa è fatta. Gli dai appuntamento lì, numero della camera, e chi ti conosce? Vedrai, bella come sei faranno la fila!”

Lei aveva titubato, era una brava ragazza, i suoi le avevano insegnato un senso morale, come poteva farlo? Andare con uomini sconosciuti per soldi? Eppure… se il mondo girava in quel modo, perché non approfittarne? In fondo non faceva del male a nessuno, o forse solo a se stessa. Rifletteva. E alla fine aveva accettato.

 

Il giorno seguente

Barbara aveva trascorso una notte insonne, indecisa su come risolvere la situazione. Da un lato c’era Massimo che sapeva intenzionato a riprendere contatto con lei, pena il ricatto di rivelare a tutti il suo passato. Dall’altro la paura, il desiderio di fuggire, mettersi al riparo dalle sue avances e manipolazioni. Ma dove andare? Poteva tornare a casa sua, è vero, rinunciando alla vacanza già pagata, al riposo e al relax meritato. Ma non era giusto, non era affatto giusto! Al mattino Barbara si era sentita furiosa, e decisa a non cedere al ricatto di quello spregevole uomo! Non avrebbe ceduto e avrebbe trovato il modo di metterlo a tacere evitando lo scandalo.

Era scesa tardi a far colazione, un po’ perché si era finalmente appisolata solo verso mattina, e poi intenzionalmente non aveva voluto rischiare di incontrarlo nella sala da pranzo insieme agli altri ospiti. Non sapeva ancora cosa fare né come, ma era ben decisa a non farsi sottomettere da quell’uomo.

Decise di fare una passeggiata fuori dalla villa, per schiarirsi le idee e anche per stare lontana dagli altri. Attraversando il parco sentì due uomini discutere animatamente. Riconobbe subito la voce di Massimo, bassa e roca, ma l’altro faticava a capire chi fosse. Si nascose dietro un grosso cespuglio e cercò di vedere senza essere vista. Riconobbe subito il suo tormentatore, come pensava, ma l’altro vide che si trattava di Daniele, il giovane playboy palestrato. Cosa avessero da discutere non si capiva, e Barbara si stupì un poco che i due discutessero così animatamente, come se si conoscessero già. Ma con Massimo tutto era possibile, l’aveva imparato a sue spese. Non era una bella persona, e anche a Torino frequentava brutta gente. Lasciandoli alla loro discussione, senza fare rumore si allontanò in fretta raggiungendo l’uscita del parco e dirigendosi verso le colline e la strada che portava al paese.

Intanto alla villa Clotilde era in cucina alle prese con i preparativi del pranzo che avrebbero servito più tardi, quando vide entrare in quello che riteneva essere il “suo regno” il signor Pintone.

“Gentile signora Clotilde, buongiorno. Posso chiederle cosa preparerà di buono per pranzo oggi?”

“Buongiorno signor Marino, oggi avremo polipo in umido, proprio come so che piace a lei. L’ha preso Amedeo stamani al mercato fresco, fresco.”

“Ottimo! E senta, dov’è ora quel buon uomo del suo marito? dovrei parlargli… ”

“Credo sia giù alla piscina a fare manutenzione sa, provi a vedere là. Se non c’è, vuol dire che è in giro per il parco, ha sempre qualcosa di sistemare e lui è un po’ un perfezionista, ma io credo che voglia solo star lontano dalla ospiti, lasciarli tranquilli se mi capisce.”

“Certamente, bene andrò a cercarlo in piscina o nel parco allora. Buon lavoro signora Clotilde.” E così dicendo si allontanò dal suo regno.

Arrivato in vista della piscina trovò i coniugi inglesi che si riparavano dal sole sulle sdraio, lui leggeva un quotidiano mentre la signora cercava di risolvere un cruciverba. Di Amedeo nessuna traccia però. E nemmeno del giovanotto, com’è che si chiamava? Ah già, Daniele gli pareva. Anche dei coniugi Tritone non c’era ombra in quel luogo. Così Pintone salutò e si diresse verso il parco.

Nel frattempo Barbara era arrivata all’inizio del grazioso paese quando incontrò la signora Tritone, Bianca. Questa era una donna dall’aria piuttosto dimessa, all’apparenza timida, poco appariscente. Incontrandola per strada non si notava quasi. Anche il suo atteggiamento era sempre modesto, nell’ombra del marito supponente e arrogante. Barbara supponeva che fosse succube del marito, e che non avesse la forza per ribellarsi. Ma forse era solo una sua impressione. La salutò gentilmente, e Bianca le rispose con un grande sorriso, apparentemente felice di vederla.

“Ma che bella sorpresa, anche lei a passaggio?” le chiese affabilmente.

“Sì avevo voglia di fare quattro passi, e poi questo paese mi piace molto, è così tranquillo.”

“Come mai da sola? suo marito non è con lei? ” chiese Barbara che quando aveva visto la donna si era subito guardata intorno un po’ intimorita di veder comparire anche il suo tormentatore.

“No, lui non ama passeggiare, e poi mi ha detto che doveva risolvere una questione alla villa. Sa, io non chiedo mai niente, preferisco così.”

Probabilmente la “questione” era lei, pensò Barbara fra sé. Aveva fatto bene ad allontanarsi, ma non sapeva per quanto avrebbe potuto evitare il suo tormentatore.

“Andiamo a prenderci un caffè?” propose a quel punto a Bianca. Voleva cercare di capire meglio le intenzioni della coppia, conoscere meglio quella donna e vedere se poteva trovare in lei un’alleata. In fondo forse anche lei era una vittima di Massimo.

Frattanto nel parco Pintone cercando invano Amedeo, che sembrava sparito nel nulla, aveva fatto una brutta scoperta.

 

Incidente o agguato?

Rientrando per il pranzo gli ospiti avevano trovato un Amedeo zoppicante e con una vistosa fasciatura sulla testa.

“Non è nulla, ho sbattuto contro un ramo!” si era premurato subito di tranquillizzarli lui. A Pintone che lo aveva trovato sanguinante nel parco aveva detto la verità però, che qualcuno lo aveva colpito all’improvviso alla testa facendolo svenire. La caduta gli aveva poi storto una caviglia, da lì il suo zoppicare. Inutili erano stati i tentativi di Clotilde per convincerlo a mettersi a letto, chiamare il dottore, e perlomeno non servire a tavola. Amedeo aveva comunque voluto fare il suo servizio e occuparsi dei “suoi” ospiti.

Pintone gli aveva chiesto se aveva visto chi fosse stato a colpirlo

“Purtroppo no, mi è arrivato alle spalle mentre chinato curavo una buganvillea e non l’ho sentito arrivare. – era stata la sua risposta però prima lungo il sentiero avevo incrociato il signor Daniele e il signor Massimo che discutevano, e anche animatamente. Quando sono passato vicino mi hanno salutato fingendo che stessero chiacchierando del più e del meno, ma appena mi sono allontanato la discussione è ricominciata.”

“Interessante – rispose Pintone – e ha sentito su cosa discutevano per caso?”

“No, ma sembravano molto adirati. L’idea è che si conoscano meglio di quanto abbiano voluto lasciarci credere.”

“Ah capisco, ma mi dica, sono suoi clienti abituali o è la prima volta che vengono in vacanza a villa Mafalda?”

“Il signor Massimo e la moglie sono clienti da diversi anni, il signor Daniele invece è la prima volta che viene. Mi ha anche un po’ stupito la sua presenza, non è un luogo abituale per giovanotti come lui, questo. Non so se mi spiego. ”

“Sì, ha ragione, lo vedo più in un luogo come la riviera romagnola, o Ibiza, quei luoghi per giovani, discoteche fino all’alba e roba simile. Mah, cosa vuole che le dica Amedeo, vedrò di indagare un po’ senza troppo dare nell’occhio. Che ne dice? ”

“Se vuole signor Marino, ma non si dia troppo la pena sa, magari è stato uno scherzo, o uno sbaglio…chissà. ”

Amedeo minimizzava, ma Pintone non era affatto tranquillo. Ex detective della squadra mobile, una vita passata ad indagare nei meandri della malavita gli avevano affinato l’istinto di cacciatore. Avrebbe cercato di saperne di più su quella storia.

Nel frattempo gli ospiti avevano terminato il pranzo, Amedeo finalmente si era concesso un po’ di riposo, accudito dalla moglie, e il resto della compagnia si era sparpagliato qua e là per la villa e il parco. Durante il pranzo Pintone aveva tenuto d’occhio sia Daniele che Massimo, ma i due avevano l’aria di perfetti sconosciuti che per caso si trovassero nello stesso luogo in vacanza. Certo, poteva anche essere, e la discussione forse era nata per una qualche banalità del momento, una parola storta di uno, uno sguardo troppo azzardato dell’altro verso la moglie di Massimo, o qualunque altro banale motivo. Però… però c’era la botta in testa ad Amedeo, qualcuno aveva voluto metterlo fuori combattimento per un po’ di tempo. Impedirgli di vedere, o sentire, qualcosa.

Marino fingendo indifferenza si avviò quindi verso la veranda, dove Massimo e la moglie stavano prendendo il caffè in compagnia dei coniugi Brigton.

“Buongiorno signori, bella giornata vero?”

“Sì bellissima. Come sta signor Pintone? ” chiese gentile la signora Elisabeth

“Io benissimo cara, ma ha visto il povero Amedeo? Faticava proprio a camminare… chissà cosa gli è capitato.”

“eh cosa vuole, lavorare in giardino, curare le piante e tutto il resto è facile farsi male. Basta un inciampo e via.” rispose subito Massimo come a voler minimizzare l’accaduto.

“sì è vero, succede sempre anche a me – intervenne John – anche io quando taglio l’erba nel nostro giardino, o curo la siepe, mi faccio sempre male, sono un po’ distratto sa, e mia moglie mi prende sempre in giro… ”

“già, proprio così caro.” aggiunse la moglie facendogli una carezza affettuosa.

Chiacchierarono ancora un po’ del più e del meno, Pintone cercando un segnale dove poter indagare più a fondo ma senza arrivare a nulla. Così decise di lasciar perdere per il momento e cercare altrove.

“Qualcuno sa dove posso trovare il signor Daniele? ” chiese fingendo indifferenza.

“L’ho visto dirigersi verso la piscina credo” rispose Elisabeth.

Così Marino salutò la compagnia e andò alla ricerca di Daniele. In effetti lo trovò che si rosolava al sole a bordo piscina, incurante del caldo di quell’ora pomeridiana. Sembrava assopito e assorbito nel compito di abbronzarsi il più possibile. Non sopportando – al contrario suo – tutto quel calore e quella luce, Pintone decise che gli avrebbe parlato più tardi, e tornò verso la villa e il fresco della sua camera, dove intendeva schiacciare un pisolino e riflettere con calma.

Arrivato nel corridoio passando davanti a una camera aveva sentito qualcuno all’interno piangere. Così aveva chiesto “che succede? posso essere utile?” e quando la porta si era aperta si era trovato davanti una Barbara in lacrime.

 

Conosciamo meglio i nostri personaggi

“Cosa succede signorina Barbara?” le chiede sollecito Pintone.
“Nulla, mi scusi, è che ho una grande emicrania, così forte che mi fa piangere dal dolore”.
“Mi dispiace molto, vuole che le prenda qualche medicamento in paese?”
“No grazie, sono a posto. Mi basta riposare al buio e in silenzio per un po’, poi mi passerà”.
“D’accordo allora, ma se ha bisogno di qualcosa non esiti a bussare alla mia porta, è la seconda a sinistra. Buon riposo allora”.

E così dicendo Pintone si ritira anche lui a riposare in camera sua. Più tardi scende nuovamente in piscina, dove trova una riposata e sorridente Barbara chiacchierare con Daniele; poco più in là i coniugi Brighton sotto un ombrellone ognuno impegnano nella lettura di un libro. Dei signori Tritone invece per il momento nessuna traccia.

Marino si avvicina ai due giovani, vuole saperne di più di questo Daniele, sapere da dove viene, cosa fa nella vita, e soprattutto come mai abbia scelto quella vecchia villa come luogo per le proprie vacanze.

“Buongiorno, sapete che siete proprio una bella coppia, voi due?” esordisce sorridendo “signorina Barbara, si sente meglio a quanto vedo.”

“Sì la ringrazio, come vede riposo e silenzio mi hanno fatto bene”.

“E lei signor Daniele, posso chiederle come mai ha scelto questa vecchia villa, un po’ noiosa devo dire, per le sue ferie? Mi sembra un po’ troppo giovane per scegliere di trascorrere il suo tempo con questi vecchietti. Mi scusi Barbara, non riferito a lei naturalmente!”

“Mah, guardi Marino, lavoro tutto l’anno in modo frenetico, avevo bisogno di un po’ di pace, di passare del tempo tranquillo a riposare, poche persone intorno, soprattutto poco frastuono e caos”.

“Di cosa si occupa?”

“Gestisco una palestra in centro Torino, molto ben frequentata devo dire, ho parecchi iscritti e non ho mai un minuto di tempo libero per me”.

“Ah ecco perché è così in forma! E gli affari vanno bene quindi.”

“Sì molto bene, non posso proprio lamentarmi. Sa la gente ora come ora ci tiene molto al proprio aspetto fisico, vuole stare in forma – come dice lei – e fa di tutto per mantenersi giovane. Le palestre sono l’affare del momento, se uno vuole essere sicuro di guadagnare”.

“Ma ho sentito dire che sono anche luoghi dove girano medicamenti illeciti, anabolizzanti, droghe, integratori non proprio legali, mi pare.”

“C’è sempre qualcuno che ci prova, sa, bisogna stare all’occhio e stroncare sul nascere qualunque tentativo di inserirli in palestra. Io sto con gli occhi ben aperti, e se noto qualcosa di strano intervengo subito. Nella mia palestra sono tutti puliti, non gira nemmeno un grammo di quella roba!”

La veemenza con la quale Daniele aveva difeso la sua palestra aveva fatto squillare un campanello d’allarme nella testa di Pintone. Il quale però per il momento aveva deciso di lasciare cadere il discorso. Lo avrebbe ripreso in un altro momento e a tu per tu con Daniele.

“E lei, signorina Barbara, di cosa si occupa? Lei vive a Milano, vero?”

“Sì a Milano, e lavoro in una boutique del centro. Anzi, sono responsabile del negozio, gestisco due commesse, mi occupo degli acquisti e consiglio le clienti fedeli nell’acquisto dei capi. E’ un bel lavoro, mi piace molto”.

In quel mentre videro arrivare Massimo e Bianca Tritone, che si avvicinarono a loro prendendo posto sulle sdraio lì accanto.

“Io vado a fare una nuotata” dice a quel punto Daniele alzandosi.

“Vengo anch’io se non le dispiace”. aggiunge Barbara, e i due si buttano in acqua. A Pintone non era sfuggito che Barbara sembrava a disagio, e avesse colto l’occasione per allontanarsi subito dalla coppia.

“Signora Bianca, come sta? vi siete riposati? Ora fa meno caldo e si sta bene qui a bordo piscina. Lei Massimo, posso chiederle di cosa si occupa a Torino?”

“Sono rappresentante di medicinali, sa quei noiosi promotori farmaceutici che si intrufolano nelle sale d’attese degli studi medici, facendo perdere tempo ai malati che aspettano…” e ridacchia fra sé e sé alla sua battuta.

“Capisco, sì ho presente. E si guadagna bene con quel lavoro? Sa, sono curioso… mi perdoni”

“Dipende, bisogna vedere per quale casa farmaceutica si lavora. Non sono tutte uguali, non tutte hanno buoni prodotti e di conseguenza non tutte pagano bene. Quella per cui lavoro io è una molto importante, produce farmaci antitumorali e antivirali anche per HIV, per cui è una che va per la maggiore.”

“Ottimo allora. E c’è molto lavoro in questo ambito, presumo. I malati purtroppo sono sempre numerosi, i medici da visitare pure…”.

“Eh sì, ho un vasto bacino d’utenza, anche fuori Torino. Infatti viaggio molto, per questo quando sono in ferie preferisco un luogo tranquillo come questo, dove posso davvero riposare.”

In quel mentre si avvicinano i coniugi Brighton “Buondì a voi, avreste voglia di una partita a carte con noi?”

“Ma sì, perché no, volentieri anzi.” risponde subito Bianca, stufa di quelle chiacchiere da uomini.

E le due coppie si accomodano ad un tavolino sotto un ombrellone poco distante, lasciando Pintone solo con le sue domande inespresse. Ma il suo cervello lavorava, e macinava supposizioni. Stava ancora pensando all’aggressione subita da Amedeo, qualcuno doveva pur essere stato. Daniele e Massimo era possibile che, a dispetto di quanto affermato da entrambi, si conoscessero: vivevano entrambi a Torino, lui promuoveva farmaci, lui gestiva una palestra, come non fare due più due? E Barbara, con la sua emicrania e il suo disagio?

Volendo essere sospettosi…

 

La verità rivelata

Più tardi dopo aver pranzato Pintone decide di fare una passeggiata nel parco, tanto per digerire le delizie preparate da Clotilde, prima di recarsi in camera a riposare. Da buongustaio qual era non si lasciava scappare nessun manicaretto che la brava cuoca sapeva cucinare, e apprezzava sempre molto quei momenti gastronomici. All’improvviso la pace del parco, sempre molto bene curato da Amedeo, viene interrotta da un grido strozzato. Dietro alcuni cespugli Marino vede Massimo che stringe per un braccio Barbara, in lacrime e che cerca di divincolarsi per liberarsi dalla stretta.
“Cosa succede qua?” si fa avanti a quel punto lui, non potendosi trattenere. Subito Tritone lascia il braccio di Barbara, e cerca di minimizzare l’accaduto:

“Nulla, stavo chiacchierando con la signorina e l’ho presa per il braccio per accompagnarla, senza accorgermi che l’avevo stretta un po’ troppo.”

“E’ così signorina?”

“Sì, è come dice lui…” risponde lei cercando di nascondere le lacrime.

“Beh, allora io la lascio in compagnia del signor Pintone. Arrivederci.” e Tritone si allontana velocemente dai due.

“Mi dica la verità Barbara. Posso chiamarla così, vero?”

“Sì certo, è il mio nome. Ma non è successo nulla, davvero.”

“Mi scusi ma non le credo. Anche l’altra sera lei piangeva, e la scusa dell’emicrania è una scusa vecchia come il mondo…me lo lasci dire. E poi ho notato che lei cerca sempre di stare lontana dal signor Massimo, vi eravate già conosciuti, vero? e lui le fa paura, non è cos’?”

“Ma chi è lei? un mago?”

“No sono un investigatore, ex in verità, ora sono in pensione. Ma l’istinto, quello, non va in pensione. Ora mi vuole dire come stanno le cose? Forse posso aiutarla se si fida di me.”

Con un grande sospiro Barbara finalmente decide di confidarsi con quell’uomo che, chissà perché, in fondo le infonde fiducia. Con quella sua aria bonacciona, un po’ trasandata, apparentemente indifferente a tutti, in realtà si sta rivelando molto attento a ciò che lo circonda e premuroso nei suoi confronti. Così decide di dirgli finalmente la verità e gli racconta tutto del suo passato e del ricatto di Massimo al quale lei non vuole sottostare.

“Ma che schifoso! Che essere spregevole! Guardi Barbara, lei non ha nulla di cui vergognarsi e ha fatto bene a confidarsi con me. Ora ci penso io a mettere a posto quel signore, non abbia paura… Venga, andiamo al bar a bere qualcosa, lei ha bisogno di qualcosa di forte.”

E così dicendo l’accompagna verso la villa. Barbara si sente meglio ora che si è liberata di quel peso, ha fatto bene a parlarne con Marino, meno male che lui l’ha incitata a confidarsi, ora si sente più tranquilla e in qualche modo protetta.

Arrivando presso la veranda incontrano Bianca, la moglie di Tritone, che sembra agitata e si guarda in giro con circospezione. Pintone notandola quel punto ha un’intuizione e la invita ad unirsi a loro offrendole da bere.

“Signora Bianca, noi stavamo andando al bar, si unisca a noi, le offro un caffè o un digestivo e facciamo due chiacchiere. Mi sembra un po’ triste, come la nostra Barbara, che succede?

“La ringrazio… non so… ha visto mio marito?”

“L’abbiamo incontrato poco fa, andava di fretta, ma non sappiamo dove. Venga, si accomodi qui con noi.”

“Ah meno male” e la donna appare sollevata nell’apprendere che Massimo non è nei paraggi.

“Sa lui è un po’ sempre così… come posso dire?.. arrabbiato? Non so perché, ma sembra che non sappia godersi un po’ di pace nemmeno in vacanza. E se la prende con me quando secondo lui le cose non funzionano come si aspetta.”

“Mi dispiace molto sentirlo. Ma perché se la prende con lei? cosa c’entra lei, scusi?”

“E’ quello che mi chiedo anch’io! Io cerco di assecondarlo, di non infastidirlo, ma quando è di quell’umore…guardi, diventa intrattabile, ed è meglio girargli alla larga. Preferisco stare da sola, in quei momenti.”

E togliendo un fazzoletto dalla borsa la donna si asciuga gli occhi che si erano riempiti di lacrime.

“Ma mi dica, non è che per caso è anche violento con lei? spero di no…”

“Se vuole dire se mi picchia, no quello no, ma sa la violenza si può usare anche con le sole parole. A volte certe parole fanno più male di un coltello!”

“Ha mai pensato di lasciarlo? Lei è una bella donna, intelligente, colta, non si merita di essere trattata male.”

“Sì in verità sì, qualche volta l’ho desiderato. Ma poi, cosa vuole, l’abitudine, le convenzioni, e poi in fondo gli voglio bene. E’ mio marito, siamo sposati da tanti anni. E cosa farei poi da sola?”

“Sì capisco, è ovvio. Beh, cambiamo discorso belle signore. Cosa vi andrebbe di fare oggi? un giro in paese, per esempio? Un po’ di shopping? Vi accompagnerei con piacere.”

A quel punto Pintone ne sa abbastanza per trarre le sue conclusioni, e ora sa come procedere. Non ha più dubbi che l’aggressore di Amedeo sia Massimo, visto il carattere violento che ha dimostrato di avere, e lui ha tutta l’intenzione di parlargli e metterlo di fronte alle sue responsabilità, minacciando di denunciarlo alle autorità per ricatto e violenza. Anche se difficilmente dimostrabili, c’erano comunque le due donne pronte a testimoniare, o almeno lo sperava.

 

Uno strano traffico

La notte Amedeo soffriva un po’ di insonnia, così si alzava per non disturbare Clotilde che a differenza sua dormiva il sonno dei beati. Una nota scendendo le scale dalle finestre prospicenti il mare aveva notato delle luci ballare nel buio, un po’ troppo vicine alla riva per essere normali imbarcazioni al largo. Incuriosito era uscito in giardino e si era avviato per il sentiero che porta alla spiaggia, quando all’improvviso le luci si erano spente. Aveva atteso un po’ prima di proseguire, poi vedendo che le luci non erano riapparse aveva deciso di soprassedere e tornare all’interno della villa.
Il giorno dopo però ne aveva parlato con Pintone, raccontandogli l’accaduto, ed entrambi avevano concordato che c’era qualcosa di strano. Il naufragio di un’imbarcazione no, ne avrebbero già saputo qualcosa dalla radio che al mattino trasmetteva sempre il bollettino del mare e le ultime notizie locali. Contrabbandieri, era l’idea più logica a cui avevano pensato i due “investigatori”, che decidono di tenere d’occhio eventuali altre apparizioni.

“Ma tu non hai mai notato nulla di simile?” aveva chiesto Pintone ad Amedeo, passando a quel punto al TU più colloquiale che li vedeva complici nelle indagini del mistero.

“No davvero, l’avrei notato se fosse già capitato. Di notte luci in mare se ne vedono, ma sono sempre più lontane, al largo.

“Bene, se succede di nuovo ci appostiamo alla spiaggia e vediamo di cosa si tratta.”

Così quando qualche notte dopo rivede nuovamente le strane luci vicino alla riva, va a chiamare Pintone nella sua camera. Lui in breve esce vestito di scuro e con una torcia in mano e i due si dirigono silenziosamente verso la spiaggia. Qui nascosti dietro uno spuntone di roccia vedono una lancia avvicinarsi verso la riva dal mare, e intravvedono alcune persone a bordo. Quando la barca è quasi arrivata a riva si ferma, dondolando piano sulle onde, e a quel punto dal buio della notte con stupore vedono arrivare sia Massimo che Daniele. Entrambi silenziosi, appostati sul bagnasciuga, aspettano qualcosa. O qualcuno. E infatti poco dopo un paio di uomini scendono dalla barca e si avvicinano alla riva, scambiano alcune parole con i due uomini sulla riva, poi consegnano un paio di scatole ricevendo in cambio delle borse. Dopo il veloce scambio entrambe le coppie si separano tornando ognuno chi verso la barca chi verso le rocce.

Amedeo e Pintone si scambiano uno sguardo d’intesa. Le cose stanno così, quindi, pensa Pintone, aveva ragione a pensare che i due non la contassero giusta e che in realtà si conoscessero già. A quel punto non resta loro che scoprire cosa trasportano nelle casse recuperate, anche se probabilmente è facile immaginarlo. Ed è anche facile immaginare che uno dei due, o entrambi, siano gli autori dell’aggressione ad Amedeo e perché l’abbiano messo fuori combattimento quel giorno.

“Vuol dire che questi due signori usano la mia Villa per i loro traffici sporchi?” chiede arrabbiato e offeso Amedeo.
“Penso proprio di sì, Amedeo. Probabilmente Tritone usa le sue conoscenze per procurarsi integratori e anabolizzanti, che poi Daniele rivende nella sua palestra. E chissà in qualche altre!”

Silenziosamente senza farsi vedere ritornano sui loro passi e rientrano nella villa. Sicuramente Massimo e Daniele erano ancora impegnati a nascondere la merce in qualche anfratto delle rocce, da dove l’avrebbero recuperata in seguito. Non era il caso di intervenire adesso, con il rischio di venire nuovamente aggrediti. Lo avrebbero fatto il giorno seguente.

Il mattino dopo infatti Pintone scende deciso ad affrontare Tritone, ma nella sala per la colazione trova solo sua moglie Bianca, oltre a Daniele e ai signori Brighton.
“Buongiorno signora Bianca, come sta? Sa dirmi dov’è suo marito, vorrei parlargli”.
“Buongiorno a lei, credo sia in camera, l’ho lasciato che ancora dormiva”.
“Capisco, bene farò colazione e gli parlerò in seguito.” e Marino si accomoda al suo tavolo.

In quel mentre un urlo squarcia il silenzio della villa. Viene dal piano superiore, e tutti si precipitano a vedere, chi salendo le scale chi uscendo dalle proprie camere. Davanti alla porta della camera dei coniugi Tritone una cameriera in lacrime e molto spaventata indica qualcosa all’interno.
Pintone si affaccia e vede il corpo di Massimo riverso a terra, la testa in una pozza di sangue. Decisamente morto.

Subito prende in mano la situazione, prende la cameriera per le spalle e facendole coraggio l’affida a Clotilde che nel frattempo era sopraggiunta anche lei dalla cucina. Poi chiude la porta e invita tutti gli ospiti, compreso il personale, a riunirsi in sala da pranzo, dove li avrebbe raggiunti di lì a poco per interrogarli.

“Signori, innanzitutto mi presento, sono un ex-detective della squadra mobile, ora in pensione, e nell’attesa che giungano gli esperti che vi interrogheranno, inizierò io a parlare con voi. Vi prego di essere sinceri e non nascondermi nulla, la verità prima o poi viene sempre a galla comunque.”

 

Prime indagini

Pintone decide di interrogarli uno a uno separatamente, così fa accomodare per primo Daniele nel salottino fumoir dove ha deciso di svolgere le sue indagini.

“Ma perché, lei crede che sia stato uno di noi?” chiede subito Daniele con tono offeso.

“Io non credo nulla, mi accerto di come si sono svolti i fatti, signore. Cominciamo subito da lei, quindi. Lei conosceva il signor Tritone prima di incontrarlo qui?”

“No, l’ho conosciuto qui alla villa, come tutti voi.” Bugiardo, pensa Pintone, sei proprio un gran bugiardo! Bene, ecco il primo di cui sospettare.

“E cosa ci facevate la notte scorsa giù alla spiaggia, lei e il signor Massimo? Non dica che non era vero, perché vi abbiamo visti Amedeo ed io! In quali traffici sporchi siete, o dovrei dire eravate, implicati?”

Daniele a quel punto spalanca gli occhi stupefatto, non immaginando che qualcuno li avesse visti la notte precedente, arrossisce e alla fine quasi in lacrime ammette tutto.

“E’ vero, conoscevo Massimo, mi aveva coinvolto lui in un traffico di merce da rivendere in palestra. Per questo sono venuto qui in vacanza, le pare che avrei scelto questo mortorio se avessi avuto scelta? Ma lui mi ricattava, sapeva che tempo addietro mi ero rivolto ad uno strozzino per poter aprire la mia palestra, e lui mi aveva aiutato a ripagare il mio debito. Poi però ha iniziato a impormi di vendere quei “medicinali” come li chiamava, ai miei clienti che lui indirizzava da me. Non potevo tirarmi indietro, lo capisce? Però non ho ucciso, glielo giuro! Mi deve credere!”

Il suo accento era veramente disperato, e a Pintone faceva quasi pena. Decise quindi di lasciar perdere per il momento e sentire gli altri. Intanto Daniele aveva confessato il legame fra lui e Massimo, ed era già qualcosa su cui lavorare. Fece entrare quindi Barbara, di cui conosceva già il passato che la legava in qualche modo a Tritone.

“Bene, verificheremo più tardi, rimanga a disposizione. Venga signorina Barbara, lei mi ha già confessato di aver conosciuto il signor Tritone anni fa a Torino, quando studiava. Conferma?

“Sì è così, come le ho già raccontato. Però non mi aspettavo certo di ritrovarlo qui, e non avevo rapporti con lui, anzi mi infastidiva parecchio, come ben sa.”

“Sì, me l’ha già detto. E da quanto non lo vedeva, o meglio lui non la infastidiva come dice lei? E’ venuto forse a cercarla questa notte?”

“In verità sì, ieri sera tardi ha bussato alla mia porta, ma io non gli ho aperto! Anzi, gli ho intimato di andarsene, che avrei chiamato Amedeo o lei, se non mi avesse lasciato in pace. Infatti dopo poco ha smesso di bussare e io mi sono coricata. Fino a stamani quando quelle urla mi hanno svegliata non ho più sentito nessuno.”

“Va bene. Dovremo verificare anche quanto ci ha detto ora, lo capisce vero? E poi la polizia vorrà sapere tutto della vostra cosiddetta conoscenza. Dovrà raccontare tutta la storia, ma non tema, le starò accanto e confermerò.”

A quel punto decide di sentire la moglie, o meglio la vedova, Bianca. “Mi racconti cosa è successo, senza omettere nulla per cortesia.”

“Va bene, allora questa mattina mi sono svegliata presto come mio solito e sono andata a fare una passeggiata sulla spiaggia. Mi piace camminare quando il sole è ancora basso all’orizzonte, il mare è calmo, non c’è in giro nessuno. Poi dopo un’oretta sono ritornata e quando sono entrata in camera l’ho trovato lì per terra, con tutto quel sangue! Oddio!”

Era ancora sotto choc, o almeno così sembrava. Ma Pintone non era convinto, qualcosa in lei lo disturbava. Decide di scavare più a fondo.

“Signora, mi perdoni, ma lei sapeva dei traffici di suo marito con Daniele e la palestra? Sapeva che la notte si sono incontrati con dei trafficanti giù alla spiaggia?”

“Ma no, assolutamente! Mio marito mi teneva all’oscuro delle sue cose!”

“E non si è accorta che di notte lui è uscito dalla camera? ed è tornato dopo parecchio tempo?”

“Beh sì, quello sì, ma so che soffre d’insonnia anche lui, e ogni tanto si alza di notte e va a fumare, a bere un bicchiere di vino, dice che così poi gli torna il sonno. Ho pensato fosse andato giù per quello.”

“E lei lo sapeva che lui conosceva la signorina Barbara? Che l’ha conosciuta, diciamo così, nel passato, quando lei era una studentessa?”

…….

“Ah quindi lo sapeva.”

“Proprio saperlo no, ma lo sospettavo. Ho visto come lei cercava di sfuggirgli, e ho immaginato. Sapevo che mio marito non era un santo, sa. Negli anni me ne ha fatte passare tante, ma ormai mi ero rassegnata. Avevamo raggiunto una sorta di compromesso, io non chiedevo e lui non mi raccontava, mi lasciava vivere la mia vita. Che in fondo era una bella vita, non mi faceva mancare niente.”

“Forse solo un po’ di amore, visto come la trattava, no?”

“Ha ragione! Ma vede, io sono una donna debole, non ho mai saputo tenergli testa, mi faceva anche un po’ paura, e lui ne approfittava. Avrei dovuto ribellarmi molto tempo prima, lasciarlo, andarmene via, ma non ho mai avuto il coraggio, non so perché. Forse perché in fondo lo amavo.”

Strana forma d’amore, pensa Pintone, ma se lo tiene per sé, certo questa donna era arrivata al limite…chissà…magari… Dovrà indagare più a fondo, ma ora voleva sentire i due inglesi cosa avevano da dire.

 

La trana coppia

Nella sala da pranzo i signori Brighton non si trovavano, e nemmeno fuori in veranda o altrove in giardino. Pintone inviò un garzone a cercarli in piscina e sulla spiaggia, nel caso avessero deciso di recarsi in quei luoghi a dispetto della richiesta di restare tutti uniti in attesa di essere ascoltati. Poi chiese gentilmente a Clotilde di cercarli nella loro camera. Poteva essere che, frastornati da quanto successo, avessero avuto bisogno di un po’ di privacy e raccoglimento, prima di tornare disponibili a parlare con lui. In fondo si sa, gli inglesi sono discreti e gelosi della loro privacy, e non esternano le proprie emozioni in pubblico.
Ma Clotilde tornò dicendo che la loro camera era incredibilmente in disordine: cassetti e armadio spalancati e vuoti, letto disfatto, una lampada rovesciata a terra, finestra che dava sul balcone spalancata…sembrava che lì fosse passato un tornado. E dei signori Brighton nessuna traccia…

*          *          *          *

L’automobile correva veloce sulla strada di campagna, in lontananza si scorgevano già i primi contrafforti delle alpi, presto sarebbero giunti in prossimità della frontiera e sarebbero stati in salvo. Sul sedile posteriore una borsa rigonfia e le due valigie, che frettolosamente avevano buttato all’interno della vettura.

“Dovremmo mettere le borse nel baule cara” disse a quel punto John.

“Sì caro, hai ragione, dobbiamo sembrare due pacifici turisti in vacanza. Fermati appena trovi il luogo adatto, lontano da occhi indiscreti.”

Poco dopo infatti John ferma la vettura in uno spiazzo ombreggiato, e i due procedono a nascondere valigie e borsone nel baule. Poi riprendono in viaggio, o per meglio dire la loro fuga.

“Peccato per quel Massimo – afferma John – mi stava anche simpatico, ma in fondo se l’è voluta.”

“Sì era un infame sai, la povera Barbara mi aveva raccontato come la ricattasse!”

“E poi chi se lo aspettava che fosse ancora in camera a quell’ora. Di solito usciva con la moglie, lei andava a passeggiare, lui a fumare prima di fare colazione. Gran brutto vizio il fumo!”

“Sì caro, hai ragione. Ma perlomeno c’era quel pesante posacenere in camera, che ha fatto al caso nostro, non ti pare?”

“Sì tesoro, hai proprio ragione.”

“E hai visto che bei gioielli aveva Bianca? Sarà stato anche un mascalzone suo marito, però non le faceva mancare il lusso a quella!”

“E’ vero! Evidentemente i suoi traffici loschi gli rendevano bene. E vedrai quando arriveremo a Marsiglia quanto renderanno a noi!”

E così dicendo scoppio in una grassa risata, seguito da quella cristallina di lei.

“Sei stato bravo a recuperare la merce giù alla scogliera, sai. Ho avuto paura che Amedeo scoprisse tutto, quando eri nel parco e hai sentito Daniele e Massimo che ne parlavano. Peccato che hai dovuto dagli quel colpo in testa, povero Amedeo! Lui non aveva proprio colpe!”

“Se non quella di essere troppo ingenuo e fidarsi troppo degli sconosciuti, non ti pare?”

“Eh sì, ma d’altra parte con il suo lavoro, come può non fidarsi degli estranei? Gli entrano praticamente in casa sua…” e sorrise cinica stringendo la mano al marito.

“Hai ragione come sempre, tesoro.”

Proseguirono in viaggio per un po’ in silenzio. Poi Elizabeth riprese “E Daniele, anche lui deve aver guadagnato bene con le vendite in palestra, hai visto che bel gruzzolo teneva nel cassetto fra le mutande?”

“Strano posto per tener nascosti i denari, è il primo posto dove uno va a cercare, non ti pare cara?”

“Ah questi italiani…sempre così banali e scontati! che ti devo dire? meglio per noi, no?”

“Ah certo! E’ servito passare tutto quel tempo in banali chiacchiere e noiosi intrattenimenti con quella gente. Non ne potevo più, guarda, meno male che almeno il cibo era ottimo, la brava Clotilde è veramente una brava cuoca. Peccato averla persa!”

“Già, in Inghilterra non si mangia certo così bene! Meno male che fra poco arriveremo in Francia, dove la cucina è certamente regina.”

“Già pregusto una buona cena di pesce non appena saremo arrivati a Marsiglia. Ora però attenzione, stiamo arrivando in frontiera. Sorridi cara, assumi il tuo più splendido aspetto innocente di brava moglie inglese e sorridi che la vita ci sorride!”.