La telefonata

Sabato sera, ore 20 circa. Il cellulare suona:
pronto?
pronto, ciao, c’è Paola?
no guardi qui non c’è nessuna Paola, deve aver sbagliato numero
ah, scusi… ma non è il ….?
no, questo è il …..
ah mi scusi ancora, buonasera

Sabato sera, ore 20.20 circa, il cellulare suona di nuovo:
pronto?
– salve, scusi io sono quello di prima… quello che ha sbagliato numero… –
– buonasera a lei, ha trovato Paola? – rispondo stupita e un po’ ridendo fra me e me…
– no, no, mi scusi… sono un po’ imbarazzato… non so come dirlo… –
– lo dica e basta –
– il fatto è che stavo dicendo al mio amico che ho parlato per sbaglio con una donna con una voce bellissima, molto sensuale, e lui ora vorrebbe sentire la sua voce… –
– …ma mi sta prendendo in giro? –
– no, davvero! è che lei ha una bella voce… morbida, sensuale… mi scusi sa… –
– ha ha ha … non mi faccia ridere! –
– dico davvero! non si arrabbi… parlerebbe un momento con il mio amico? Lui ci terrebbe davvero tanto, e se non lo accontento mi dà il tormento chissà fino a quando…-
– va beh, allora me lo passi..… –
……………
salve. mi scusi sa… ma il mio amico mi ha detto che lei aveva una voce meravigliosa e io ero invidioso e volevo sentirla, volevo sentire se era proprio così come diceva lui… –
– e adesso? è contento? –
– sì molto, grazie! e lei ha davvero una bella voce… come si chiama? –
– Linda, e lei? –
– Giuseppe. Possiamo darci del tu? –

va bene, Giuseppe, piacere di sentirti. Però adesso devo andare
di già? no dai, parliamo ancora… mi piace troppo sentirti parlare
– ma dai, ora hai sentito la mia voce, adesso basta. Vai a divertirvi con i tuoi amici. –
– se ne sono già andati, in discoteca, a me non interessa, preferisco stare qui a parlare con te… –
– ma io ho da fare, non posso restare al telefono per ore… –
– ma posso richiamarti? domani? ti prego… –
– mah, non saprei… per fare cosa? non ti conosco… –
– nemmeno io ti conosco, ma mi piacerebbe, almeno per telefono… sento che sei una bella persona, intelligente, arguta, simpatica… –
– grazie per i complimenti… e va bene, senti il mio numero ormai ce l’hai, se vuoi chiamare, chiama. Ora devo proprio andare, ciao. – E chiudo la telefonata.

Ero frastornata, ma anche divertita. Il fantomatico Giuseppe mi era sembrato una persona simpatica, un po’ burlona forse, ma in fondo innocuo. Ho pensato ad una golardia di giovani annoiati. Mi sbagliavo.

E’ iniziata così una “amicizia” telefonica che è durata diversi anni. Giuseppe chiamava ogni tanto, all’inizio quasi ogni sera, poi una o due volte la settimana, e qualche volta lo richiamavo io. Erano conversazioni divertenti, mi faceva ridere fino alle lacrime, scherzavamo su tutto, su noi stessi prima di tutto. Lui era giovane, non aveva ancora trent’anni, io più vicina ai cinquanta che ai quaranta, e se ci pensavo troppo mi sentivo sua madre… Ma quelle telefonate mi facevano piacere, non posso negarlo. Flirtavamo sul filo del telefono, giocavamo con noi stessi, consapevoli entrambi che si trattava appunto solo di un gioco.
Giuseppe era di Napoli, finanziere senza specificare bene in che ambito, la classica scusa “se te lo dico poi ti dovrei uccidere…” o quasi, ma grazie al suo lavoro aveva scoperto tutto di me: dove avevo vissuto prima, con chi mi ero sposata, quanti figli avevo, ecc. Io invece non sapevo niente di lui, nemmeno il cognome, ma non mi importava. Giuseppe era una voce al telefono e un volto immaginato, e tanto mi bastava. Quando le telefonate iniziarono a farsi più rade, di tanto in tanto me ne dimenticavo, sorprendendomi con piacere ogni volta che vedevo riapparire il suo nome sul display del cellulare.

La vita però va avanti, e se già le relazioni di amicizia a distanza faticano a durare nel tempo, figuriamoci quelle solo virtuali! Io mi ero anche trasferita, andando a vivere in un’altra regione, e Giuseppe aveva intrecciato una relazione con una ragazza dalla quale aveva avuto in figlio. Mi chiamava per dirmi le sue difficoltà ad accettare la cosa, soprattutto il fatto che i suoi parenti volevano che i due si sposassero. Lui era molto restio ad accettare un matrimonio riparatore, senza tuttavia voler venire meno ai suoi doveri di padre. Tuttavia questo figlio inatteso richiedeva tutte le sue energie, e le telefonate ormai erano divenute sporadiche, per non dire quasi nulle.

Un giorno dovetti cambiare il cellulare e la scheda, e nel cambio malauguratamente persi alcuni numeri memorizzati, tra i quali anche quello di Giuseppe. Lui sincronicamente non richiamò più, e quando mi trasferìi nuovamente, ma questa volta all’estero, cambiando anche i numeri di telefono, seppi di averlo perso per sempre.
Mi farebbe piacere sapere come è proseguita la sua vita, se ha avuto il figlio, magari poi più di uno, se lavora ancora per lo Stato o ha aperto la palestra come mi diceva di voler fare.. Insomma, mi piacerebbe risentirlo solo una volta per sapere. Ma forse invece è giusto così. Quella voce portata dal filo del telefono rimarrà solo nei miei ricordi.